(Storie dal laboratorio di scrittura autocreativa, condotto da Social.Net)
Verde era alto non piu’ di 50 cm con grandi, lunghe orecchie a punta. Ha due occhioni scuri e profondi, nei quali e’ facile intravedere un velo di malinconia. Nemmeno lui sapeva bene perche’ a volte, appena sveglio, sul suo letto fatto di foglie e rametti, si metteva a piangere. Forse perche’ si sentiva molto solo. Eppure, era circondato dalla sua famiglia, quella piccola palla di pelo buffa. L’hanno chiamato Verde perche’ le sue orecchie assomigliano a due foglie appuntite, uguali uguali a quelle del grande albero vicino all’entrata della caverna in cui tutta la famiglia Orso dorme. Verde vive nello Yosemite Park, tra sequoie secolari e prati infiniti. Nessuno ha quelle strane orecchie, eccetto lui, e per questo ogni tanto si sentiva cosi diverso da legarsele con lunghi steli d’erba, in modo che i cuginetti non lo deridessero. Verde passava le sue giornate giocando con sassi, fiori e farfalle. Rincorrendo gli scoiattoli e inseguendo lepri. Ma si annoiava da morire e spesso lo potevi trovare seduto sotto la grande quercia ad osservare il fiume che scorreva, e gli uccellini volare. Papa’ e mamma Orso cercavano di proporgli nuove attivita’ da fare, chiamavano gli amichetti per farli giocare insieme, stavano pure pensando di dargli un fratellino, ma Verde sembrava essere sempre piu’ malinconico. Quando gli facevano troppe domande sorrideva e rispondeva “Ora non posso, smettetela di preoccuparvi, non vedete quante cose ho da fare?” e correva al suo sasso ad osservare gli uccellini e a sognare di volare via, in mondi lontani e bellissimi, dove tutto e’ piu’ divertente e ci sono bambini e cani; quelle strane e buffe creature che la mamma si era raccomandata di lasciare stare ed osservare solo a debita distanza. Quante volte si era nascosto tra i cespugli per non farsi vedere, e quante volte avrebbe voluto assaggiare uno di quei cibi profumati che con le manine tiravano fuori da scatole colorate. Non riusciva proprio a capire i loro strani comportamenti, i movimenti con le zampe e quel linguaggio incomprensibile che usavano per comunicare. Pero’ ne era affascinato e non poteva fare a meno di rimanere incantato a guardarli.
Poi un giorno successe qualcosa che cambio’ per sempre la sua vita! Uno di quei nanetti colorati si avvicino’ pericolosamente e Verde rimase bloccato, incapace di muovere le zampe, il corpo che tremava per la paura. Il pelo arruffato, goccioline di sudore lungo la schiena, gli occhi sbarrati e le parole in testa di papa’ “stai attento, e scappa se vedi qualcosa che ti spaventa!”. Il bambino di fronte a lui pero’ non sembro’ affatto spaventoso, anzi, era spaventato quanto lui. Si sentivano entrambi soli, indifesi, incapaci di reagire, come congelati. Poi, improvvisamente il piccoletto davanti a lui scoppio’ a ridere, di una risata incontrollabile e disse qualcosa di incomprensibile ma non riusciva a smettere e Verde riusci’ a vedergli tutti i denti, bianchi e per nulla appuntiti, le manine che si agitavano per aria senza unghie e delle lunghe foglie al posto delle orecchie, pero’ blu e arancio, grandi quasi il doppio delle sue e collegate da una cupola da cui uscivano ciuffi color del grano. Cosi anche lui inizio’ a ridere a perdifiato buttandosi a terra per il mal di pancia, finendo per abbracciare questa creatura cosi buffa, rotolandosi giu’ per la collina, coprendosi entrambi di foglie e ramoscelli, fino a fermarsi proprio sul bordo del ruscello. Li’, i due si guardarono ancora divertiti e affondarono i piedi nell’acqua, lavandosi come meglio riuscirono per togliersi il fango dalla faccia e dal muso peloso. Verde era ancora indeciso sul da farsi, perche’ il piccoletto sembrava parlare una lingua davvero strana e quindi raccolse un fiore da terra e glielo porse, abbozzando un sorriso per capire se il regalo era apprezzato o meno. In tutta risposta, il bambino gli butto’ le braccia al collo e tiro’ fuori dalle tasche una caramella ancora incartata, che gli porse dalla manina. “Ma che strano regalo” penso’ tra se e se Verde “lo nascondero’ sotto le foglie piu tardi” al riparo dalla mamma che non avrebbe potuto capire quella nuova, pericolosa amicizia. A quel punto, i due si buttarono a terra, ad osservare le nuvole in silenzio, felici semplicemente di essere l’uno accanto all’altro, pur non potendo comunicare, ma soddisfatti per le risate, i regali, e un nuovo amico. Non servivano parole, perche’ riuscivano a sentire esattamente quello che stavano pensando. “Oh, come vorrei vivere qui sempre” penso’ il bambino “correre e sporcarmi, libero di giocare con chi voglio e nessuna regola da rispettare!”
“Uffa, ma perche’ sono nato cosi?” penso’ il giovane Verde “Non dovrei stare con mamma e papa’ Orso, io ho le orecchie come questo amico, che non e’ affatto spaventoso come dicevano e mi ha pure fatto un regalo!”
E rimasero li in silenzio per un tempo che sembro’ infinito, ad inseguire le nuvole con gli occhi e ad immaginare storie fantastiche da raccontarsi. Dimenticandosi di genitori, di scuole, di pesca di salmoni e scoiattoli dispettosi.
Orso Verde e il bambino con lo strano cappello si addormentarono beati, dimenticandosi del tempo e dello spazio. Ma ben presto furono svegliati da un tuono che diede inizio ad una pioggia battente. I due cercarono riparo sotto gli alberi e il bambino senti’ in lontananza le voci dei genitori che preoccupati chiamavano il suo nome. Abbraccio’ frettolosamente il suo nuovo amico e corse via, sparendo oltre la collina.
Era di nuovo solo. Verde si rannicchio’, il pelo ormai fradicio d’acqua, le lacrime che si mescolavano alla pioggia. Rimase li fino al tramonto, triste e sconsolato, pensando che era destinato a vivere cosi’, nella sua solitudine che era forse la sua unica vera amica.
I giorni passavano veloci, tutti uguali, ma Verde non riusciva a dimenticare quell’incontro e continuava a tornare dove si erano visti la prima volta in attesa di vederlo ricomparire. Nel frattempo pensava a come fare per poter comunicare con lui. Non poteva arrivare di nuovo impreparato. Cosi’ inizio’ ad informarsi con altri animali che incontrava nelle sue passeggiate. Chiese consigli a tutti, tranne agli orsi di famiglia, che l’avrebbero deriso o intralciato nella sua ricerca.
Uno dei tanti fu un colibri’ dalle piume lucenti, di un verde e rosso brillanti. Se ne stava tranquillo svolazzando da un fiore all’altro, incapace di fermarsi. Ma Verde non si scoraggio’, aveva bisogno di informazioni e cosi gli urlo’ a gran voce, seguendolo tra cespugli colorati. “Hey Colibri! Mi senti? Fermati un attimo, ho bisogno di te! Ti sei mai avvicinato ad uno di quei bipedi chiassosi?” Il colibri’ al sentire la domanda si blocco’ in aria e lo guardo’ divertito “certo caro orso, proprio ieri!” l’orso fece una capriola felice, battendo le zampe! Allora non era l’unico! Ora pero’ voleva saperne di piu’! “e cos’e successo? Come hai fatto a comunicare con loro?” Colibri era preso dal suo fiore succoso, ma quel giovane curioso lo divertiva cosi’ continuo’ “be’, mi sono avvicinato a loro, hanno riso e urlato contenti, poi mi hanno lasciato vicino all’albero un guscio di cocco pieno di un liquido zuccherino!” Verde rimase a bocca aperta, ma allora dov’erano quelli cattivi? Possibile che tutti l’avessero preso in giro? E Colibri sembro’ leggergli nel pensiero perche disse: “fai attenzione pero’, io sono piccolo e agile, e gli umani non hanno interesse a cacciarmi. Posso nascondermi e scappare veloce, ma tu sei un orso, e le cose possono mettersi male, se non impari a riconoscere quando stare alla larga dai guai.” Verde non sapeva cosa rispondere, cosi si limito’ ad annuire e ringraziare e continuo’ nella sua ricerca.
Cammino’ a lungo, ormai non sedeva piu’ ad osservare il fiume scorrere per ore, ma cercava con attenzione chi potesse consigliarlo sul da farsi. Nel frattempo, raccoglieva sassolini dalle forme strane, osservava il panorama durante le passeggiate e studiava il comportamento degli animali della riserva. Ogni giorno, tornava in cima alla collina per vedere il suo amico ma niente, nemmeno l’ombra. Finche’,una mattina decise di cambiare strada. Aveva sassi da vendere ormai e conosceva come le sue tasche ogni stelo d’erba che calpestava. Il Colibri continuava a svolazzare divertito, probabilmente in preda agli zuccheri di cui continuava a cibarsi fiore dopo fiore, e lo osservava da lontano.
Tutto era diventato di nuovo noioso e forse quell’amico che tanto gli piaceva, non era minimamente interessato a lui! Al diavolo tutti, avrebbe trovato altri amici! Ormai era un orso dalle spalle larghe e cosi’ prese coraggio e disse ai genitori che se ne sarebbe andato! Tutta la famiglia si riuni’, piangevano e lo abbracciavano, ma in cuor loro sapevano che probabilmente quell’orsetto testardo sarebbe tornato, era solo questione di tempo! Verde saluto’ tutti e parti’ , trascinandosi dietro un sacco fatto di foglie e rami pieno dei suoi sassi colorati. E cosi’, si avventuro’ nella direzione opposta alla collina, seguendo il grande fiume che portava a valle. I primi giorni furono terribili, era stanco, ancor piu solo e con una tremenda voglia di tornare indietro. Ma non si scoraggio’ e continuo’ il suo cammino, il Colibri che compariva e scompariva, seguendolo e facendolo spesso innervosire con i suoi movimenti continui e il suo fare leggere e distratto. Ma cosa voleva da lui?
Lungo la strada incontro’ altri animali, a cui chiese indicazioni, consigli o con cui scambio’ semplicemente qualche chiacchiera. Aveva visto anche altri umani, ma si era nascosto, non voleva averci a che fare per il momento!
Un gufo saccente che gli disse dove andare per trovare un gruppo di orsi ribelli, mamma daino che si prese cura di lui per il riparo della notte e cibo fresco, persino un vecchio bisonte gli consiglio’ di tornarsene a casa e rassegnarsi a cacciare pesce ogni santo giorno della sua vita ed esserne grato. Tutti sembravano sapere cosa fare e come farlo, tranne lui.
Cosi continuava a camminare e trascinarsi dietro sassi, con la voglia di lanciarli al piccolo colibri invadente, fino a che un giorno la valle davanti a lui si apri’ e in lontananza vide un gruppo di case colorate. Oddio, quanti umani c’erano laggiu’! Dentro di lui un misto di emozioni si mescolavano. Paura, curiosita’, eccitazione e ansia! Cosa avrebbe fatto ora? Si sarebbe avvicinato? Non poteva tornare indietro, non ora che era arrivato fin li!
Trovo’ un riparo tra alcuni alberi e decise che mentre ragionava su come procedere ci avrebbe dormito su. La solitudine gli stava insegnando tante cose che prima ignorava, come il fatto che un buon sonno ristoratore gli portava sempre buon consiglio!
Si sveglio’ alle prime luci dell’alba, in lontananza un rumore che si faceva sempre piu’ forte man mano che quella scatola strana piena di luci si avvicinava. Ma che diavolo era tutto questo chiasso? “nasconditi’ disse il colibri, sparendo tra i cespugli. Un auto, poi un’altra e un’altra ancora sfrecciarono a pochi metri da lui, che spaventato aveva trovato riparo, ancora assonnato, dietro alcune rocce poco piu in la. Tra paura e curiosita’, allungo’ il collo per vedere meglio e fu un attimo che incrocio’ il suo sguardo! Non era piu’ un bambino, ma avrebbe riconosciuto ovunque quegli occhi color del cielo! Ma cosa ci faceva li, su quell’aggeggio rumoroso, dove stava andando, con chi e perche’? Le domande lo assalirono ma non era il momento di distrarsi e cosi rimase buono li, fino a che si allontanarono e pote’ uscire e confrontarsi con il colibri. “ora tu mi spieghi con chi ho a che fare, e come comportarmi con questi umani, caro Colibri. Altrimenti puoi tornartene a casa e sparire per sempre dalla mia vista!” Colibri rimase talmente colpito dalla sua sicurezza che per un attimo barcollo’ e dovette sbattere le ali piu forte per rimanere in equilibrio. Forse quell’orsetto spelacchiato era pronto a ricevere qualche insegnamento utile, disse tra se e se. Cosi cerco un posto tranquillo e sicuro per parlare e inizio a spiegare a Verde chi erano gli umani e come proteggersi in quanto Orso. “Allora, per prima cosa e’ necessario capire chi sei, e perche’ vuoi comunicare a tutti i costi con loro” Verde non era pronto ad una riflessione cosi diretta e sembrava aver gia’ perso la sicurezza di poco prima. Pero’ non voleva darlo a vedere a Colibri cosi’ si dette un tono e rispose “be, ovvio che sono un orso, e voglio ritrovare il mio amico e giocare felice con lui”. “allora, Verde mio, se vuoi comunicare con lui ti faro’ fare prima un gioco da solo. Sei pronto?” “ certo, dimmi tutto!” “Da domani, ogni mattina dovrai alzarti e guardare il tuo riflesso nel fiume e dire: buongiorno amico mio, stamattina ti trovo proprio bene! A questo punto sorriderai, ti laverai il muso con l’acqua fresca e passeggerai per qualche minuto in silenzio e ad occhi chiusi, cercando di non cadere e sbattere contro alberi e sassi, dando la mano al tuo amico immaginario” Oh santo cielo, penso’ Verde, ma perche’ gli ho chiesto aiuto? Ma non voleva contraddire Colibri che sembrava davvero serio e disse sorridendo “ va bene, ma questo come mi aiutera’ a comunicare con il mio amico se non ci parlo davvero?” “tu fidati di me, e vedrai che fra un mese sarai in grado di capire il linguaggio degli umani, promesso”. Verde era ancora piu’ perplesso ma non aveva altra scelta, in fondo dentro di se sentiva che non poteva avvicinarsi a quel bambino ormai cresciuto che forse non lo riconosceva nemmeno piu’, sarebbe stato troppo pericoloso e voleva essere pronto a poter comunicare la prossima volta che sarebbe accaduto. Cosi’, inizio’ a gironzolare per la valle mantendendosi lontano dal villaggio, cercando un posto dove trovare riparo per il prossimo mese, abbastanza vicino al fiume ma con una bella vista sulla valle e sulle sequoie del parco. Colibri non si fece vedere, ma lo osservava da lontano. I primi giorni Verde sembrava confuso, si svegliava, si lavava la faccia ma rideva appena vedeva il suo riflesso e tornava al suo giaciglio sconsolato, fissando di nuovo il vuoto e le nuvole in cielo. Non era convinto di potercela fare da solo ma non voleva mollare. Faceva un passo con un occhio mezzo aperto, e poi un altro …e ci rinunciava. Poi accadde di nuovo qualcosa. Mentre camminava per vedere da un punto panoramico il villaggio per osservare gli umani, mise il piede su un ramo secco, e sbam, si ritrovo’ a muso spiattellato su una pozzanghera di fango, le zampe doloranti sui sassi pungenti e il pelo fradicio e sporco. Si rialzo’ lentamente ma la zampa destra faceva troppo male per muoversi e dovette rotolare sulla schiena, ricoprendosi completamente di terra, foglie e pietre. Il dolore quasi non lo faceva respirare, ma quello che era peggio era che era solo e non poteva chiedere aiuto. “ecco, sei proprio uno stupido. Ti sta bene, te la sei cercata, sei proprio un buon a nulla, il solito pasticcione” si ricopri’ di insulti, tanto quanto la sporcizia che aveva sparsa dappertutto e poi inizio’ a piangere, a piangere senza ritegno. Se non fosse stato per il dolore che stava provando, Colibri sarebbe scoppiato a ridere. La situazione era davvero tragicomica quindi decise che avrebbe osservato ancora un po e nel caso, sarebbe intervenuto. Ma Verde era piu’ forte di quello che pensava e cosi smise di piangere e con tutta l’energia che gli era rimasta si tiro’ su e barcollando malamente, appoggiandosi a destra e a manca, riusci non senza fatica a tornare al suo rifugio e si riposo’ fino al giorno dopo. La mattina si sveglio’, si trascino’ ancora malconcio fino al fiume e si specchio’ salutandosi timidamente con un “ciao amico mio, dai..poteva andare peggio, lavati e datti una sistemata che oggi e’ una bella giornata”. Poi si alzo in piedi traballante e chiuse gli occhi, facendo qualche passo verso una roccia e poi un albero. Li’ stacco un ramo e lo uso’ come bastone. Mattina dopo mattina ripeteva l’esercizio e allungava le sue passeggiate, accompagnato dal suo fedele bastone fino a che la zampa guari’, e pote’ sperimentare e giocare a camminare, piegava le lunghe orecchie a forma di foglia sugli occhi (un trucchetto che aveva visto fare alle lepri che passavano a trovarlo ogni tanto) ed esplorava i dintorni, ascoltando attentamente i suoni del fiume e del vento intorno a lui che lo guidavano, l’erba che cambiava sotto le zampe, l’odore del fumo che proveniva dal villaggio. E per ogni giorno che passava, sistemava uno dei suoi sassi disponendoli a cerchio, davanti all’entrata della sua tana. Verde non sapeva contare quindi supero’ di gran lunga i 30 giorni ma ormai non gli importava, stava imparando un sacco di cose, riconosceva le piante per curarsi le ferite, si muoveva sicuro anche di notte nel bosco, sapeva riconoscere anche i rumori piu’ piccoli e distingueva animali, cibo, suoni come il piu abile dei cacciatori. La sua tana era quella piu rispettata e riconosciuta, i sassi che creavano un gioco di colori servivano a ricordargli la fatica che aveva fatto ma anche la soddisfazione dei giorni che lo separavano ormai dalla sua vecchia vita e ogni volta che li guardava sorrideva e si diceva “bravo vecchio mio, hai fatto proprio un bel lavoro!” e si dava una pacca sulla spalla, scoppiando a ridere e finalmente urlando a gran voce “ esci fuori Colibri, guarda che anche se non ti vedo, sento il fruscio delle tue ali ormai da giorni, ma non volevo darti la soddisfazione di dirtelo! Scendi giu’ e vieni a fare una passeggiata con me!” Il Colibri divertito non se lo fece ripetere due volte e gli si avvicino all’orecchio “Verde, ma quanto sei cresciuto! Giuro, non ti riconosco” in realta’ non lo aveva mai abbandonato, ma non voleva rivelarglielo quindi continuo’ “allora, questi umani, andiamo o no a trovarli?” Verde sorrise “eh caro Colibri, vedi io vorrei tanto comunicare con quel ragazzo ormai cresciuto, ma sai, ho scoperto che in realta’ e’ lui che viene a trovarmi di nascosto, ogni sera” Ma come, si disse Colibri, io non l’ho mai notato. “Si, saranno ormai 10 giorni che al tramonto, quando tu a pancia piena di nettare ti lasci cadere dentro quei fiori la in fondo, lui si avvicina lentamente con in mano una cosa strana che fa una luce improvvisa e poi traccia dei segni fitti fitti su una strana pietra. Poi se ne va, soddisfatto, e pensa di non essere visto. Cosi io, dato che non sembra essere pericoloso, ho iniziato a comportarmi normalmente, a volte in modo strano, ballo, saltello, mangio, lancio qualche sasso per spaventarlo, ma non troppo, e lui sembra divertito, anche se non si e’ mai avvicinato. A volte mi guarda perplesso, altre scoppia a ridere ma continua a scrivere, ad andarsene e tornare.” E io faccio lo stesso, anzi una volta mi sono pure nascosto, l’ho visto andarsene deluso ma insomma, mi spia anche quando faccio i miei bisogni, che modi sono!” Colibri non sembrava sorpreso, cosi incalzo’ “ si ma non volevi parlarci, avere a che fare con gli umani?” E Verde sorrise, ormai aveva imparato a riconoscere l’ironia del suo saggio amico “be’, questo e’ gia’ parlarci, e degli altri umani non mi interessa, io sono un orso, non posso mica comportarmi come loro e vivere al villaggio, io sto benissimo cosi e non intendo lasciare questo posto. Se un giorno vorra’ avvicinarsi, decidero’ cosa fare” E cosi’, quello strano rapporto continuo’ cosi come era iniziato. Un’amicizia che ne’ gli umani ne’ gli orsi potevano capire, ma che solo Verde e il ragazzo comprendevano. Si osservavano, comunicavano a gesti, a sguardi, e ognuno annotava come poteva i comportamenti dell’altro, studiandosi e imparando ogni giorno qualcosa di nuovo. Facevano anche lunghe passeggiate, spesso divisi dal fiume, a volte i loro cammini si intrecciavano perche’ l’umano seguiva i sentieri mentre Verde si arrampicava su rocce e rami. Si rincorrevano, giocavano a nascondersi ma sempre con rispetto e si proteggevano a vicenda per non svelare quel rapporto cosi speciale. Verde inizio’ anche a tornare a trovare i suoi compagni e familiari Orsi e raccontava loro le sue avventure, e questa volta non doveva inventarsi ne’ storie ne’ paesaggi inventati perche’ li aveva visti, vissuti, esplorati e provati sulla sua pelle dura.
E ancora oggi, quando torna alla sua tana costruita a meta’ strada tra il villaggio e la terra d’origine, chiude gli occhi e fa qualche passo, ricordando il caro amico Colibri’ (che ora segue altri orsi smarriti) e sorride pensando agli amici che impazienti lo aspettano per nuove, emozionanti avventure!